BF FORUM - il primo Forum dedicato al Bouledogue Francese (French Bulldog - Boule)

Storia del Bouledogue francese

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view post Posted on 31/7/2009, 19:34




I molossi sono cani dalla forte muscolatura, dal cranio fortemente sviluppato, dal muso corto e dalle mascelle potenti. La loro morforlogia varia in funzione della loro taglia e del loro formato. Il Bouledogue Francese è considerato un molosso di piccola taglia. Esistono pochi reperti fossili per localizzare con esatezza la culla delle razze molossoidi. Alcuni bassorilievi assiri (circa 900 anni A.C.) rapresentano cani di questo tipo, con forti somiglianze con il cane del Tibet. Secondo P. Megnin, Marco Polo, durante il suo soggiorno presso la corte del Grande Moghol nel 1271, scrive dell’esistenza di cani di grande dimensione: “Ne vide alcuni che avevano la taglia di un asino”. Questi cani dal carattere feroce, potenti e dedicati ai combattimenti seguivano le orde di guerrieri che si spostavano da Oriente verso Occidente alla ricerca di nuovi territori. Il tipo primitivo ha subito numerose modifiche durante questi viaggi, essendo sottoposto a diverse influenze come clima, risorse alimentari ed incroci con varie razze locali.

Datare l’approdo di questi molossi sul suolo britannico rimane incerto. Si suppone che siano arrivati con i legionari durante le invasioni romane, ma alcuni scritti di storiografi greci e romani del I° secolo a.C. fanno risalire la presenza di esemplari “pugnaces Britaniae” (Bellicosi Britannici) sin dai rapporti con i commercianti fenici.

Questi cani, utilizzati come vere armi per indurre terrore tra le popolazioni da conquistare, erano anche sfruttati per la caccia alla selvaggina di grande dimensione ed inoltre per il divertimento, facendoli partecipare a combattimenti tra animali, spesso i più pericolosi come orsi, leoni o tori, poichè solevano dimostrare un coraggio impressionante stimolando l’ammirazione degli spettatori. Secondo St. John Cooper, questi “incontri” barbari vennero mantenuti nel Regno Unito fino al 1835, data in cui la legge vietò i combattimenti con i tori, gli orsi e tra cani, anche se vennero continuati illegalmente per almeno una ciquantina d’anni ancora.

Spesso anche utilizzati per accompagnare i bovini al macello, venivano chiamati “bolddoge” o “banddoge” intorno al XVI secolo, nome che progressivamente si trasformerà in bull-dog, cane da toro.

Fino alla seconda metà del XIX secolo i molossi hanno conosciuto una serie di variazioni in particolare nella loro taglia. I cuccioli meno forti erano tralasciati e raccolti da una parte della popolazione che non si poteva permettere cani cosi pregiati e cosi “cari” da mantenere e venivano poi accoppiati con soggetti locali, in particolarli cani di tipo terrier solitamente molto tenaci per essere usati nella caccia ai roditori. Questa riduzione della taglia si è molto sviluppata a causa della fine dei combattimenti e, in seguito a questi diversi incroci, è molto probabile che alcuni soggetti siano nati con le orecchie diritte.


I cugini: Bulldog, Mastini e altri piccoli molossi

Accanto al Mastino, rimasto grande e pesante, esiste il Bulldog, più piccolo ma altrattanto coraggioso, con un peso oltre le 40 libre. Il Bulldog è stato anch’esso dopo vari incroci ridotto in taglia e in peso. Nell’esposizioni canine di Manchester del 1864 e del 1865, i Bulldog concorrevano in due classi, sotto e sopra le 12 libre ed i più piccoli venivano chiamati “Toy Bulldogs”. E’ necessario precisare che il Bulldog inglese di allora non somigliava per niente al Bulldog inglese che conosciamo oggi, meno massiccio, con una testa più piccola e arti rettilinei, ma si avvicina molto di più al Bouledogue Francese, con orecchie curve o a conchiglia.

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I Toy Bulldogs erano cani di utilità, eccellenti cacciatori di roditori o di altri animali nocivi nelle case, laboratori e botteghe, ma anche ottimi compagni di vita fedeli e poco ingombranti. E così seguirono i mercanti di pizzo di Nottingham che, fuggendo per la crisi economica, si erano rifugiati nel Nord della Francia. E’ probabile che si accoppiarono con cani locali, Doguins (sorta di Dogue de Bordeaux di piccola taglia), Terriers e anche Carlini. I Francesi li hanno rapidamente adottati, generando un flusso di esportazione dall’Inghilterra, con il grande piacere dei mercanti inglesi di sbarazzari di questi cani sempre piu ignorati dai Britannici.

I difficili inizi dell’allevamento

Gli allevatori francesi erano pochi, di origine modesta, ma determinati a fissare le caratteristiche della razza; la loro principale preoccupazione era di selezionare, non senza difficoltà e malgrado le critiche dei cinofili, cani dalle orecchie dritte e dal muso più corto possibile. Per un certo periodo, si poterono vedere concorrere sui ring sia soggetti dalle orecchie dritte che soggetti dalle orecchie a conchiglia.

Nel 1893 M.G. Krehl, un allevatore brittanico, importò dalla Francia un piccolo gruppo di Bouledogue Francese, già conosciuti come “French Toy Bulldog” per presentarli all’esposizione del Kennel Club e così ebbe inizio la querelle sulla paternità della razza del Bouledogue Francese.

Francese o inglese?

Dick Harrison, che iniziò prima di Krehl ad importare soggetti francesi in Grand-Bretagna, sosteneva che i Bouledogue Francesi discendessero da soggetti britannici e non da cani indigeni e stimava in tutta logica che i Francesi non avrebbero esposto un gruppo di Bouledogue Francese ai famosi “Jardins d’Acclimatation” in mezzo ad animali rari, se questi fossero stati di razza francese. Secondo la Signora de Comminges, invece, questo piccolo gruppo di Toy Bulldogs era approdato dall’Inghilterra per la caccia al tasso per volontà del Conte Le Coulteux de Caumont e al Sig. Geoffroy Saint-Hilaire, suo amico. Dal 1867 fino al 1895 si sarebbe poi riprotto senza alcuna interferenza esterna.
Il Bulldog Club Inglese iniziò allora a rifiutare le iscrizioni dei French Toy Bulldog allo Stud Book (Libro delle Origini Inglese), con la scusa che i Francesi non avevano mantenuto la purezza della razza, modificando il portamento delle orecchie, per poi accettarli con entrambi i tipi di orecchie a partire dal 1899. Il Toy Bulldog Club fu fondato nel 1898.

Il Terrier-Boule

Un’altra tesi poco documentata avanzata dal famoso cinologo francese Pierre Mégnin vorrebbe che il Bouledogue Francese fosse frutto di vari incroci tra il più piccolo “Bouledogue de Bordeaux o del Midi” ed il Dogue de Bordeaux. Questi incroci avrebbero dato luce al “Doguin”, detto anche Roquet, famosissimo cane utilizzato dai macellai parigini. Proprio a Parigi il nostro Roquet si sarebbe mescolato con quegli altri cani utilizzati per la caccia ai topi, piccoli, muscolosi dal muso corto, chiamati “Terriers-Boules” da uno dei fondatori della razza, il Sig. Roger.
Al di là di queste tesi, difficili ormai da verificare, risulta però che il nostro Bouledogue Francese sia il frutto di numerosi incroci, un po’ forfuiti, tra i Toy Bulldog venuti dalla Gran Bretagna e i vari cani locali. Se i Britannici ne hanno fornito la fonte genetica, possiamo dire che i Francesi lo hanno creato e stabilizzato.

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Un po’ di storia

1880: una data importante nella storia del bouledogue francese.

La storia del Bouledogue Francese inizia molto modestamente: è prima di tutto un cane di utilità, un cane da macellaio, poco apprezzato dalla cinofilia ufficiale. Questi allevatori modesti condividono la passione per il loro cani, lavorano tra di loro senza preoccuparsi né della moda né delle critiche. Di orizzonti diversi, dal macellaio al mercante di vino, dal commerciante di cavalli alla “maitresse” di case chiuse, si incontrano per confrontare i meriti dei loro cani, programmare accoppiamenti e tentare di creare con l’esperienza e i vari tentative un filo conduttore morfologico. Si accontentano di creare nel 1880 un club di amici (vi dice qualcosa? Ndlr) con soli quarantasette aderenti. Otto anni passano prima che il club si doti di uno Statuto e che venga definito una bozza di Standard, con una scala di punteggi per i giudizi. I due tipi di orecchie sono accettati.

Un cane di moda

Gli Americani che viaggiano in Francia iniziano ad interessarsi a questa creatura singolare dalle orecchie dritte. Uno dei primi amatori della razza, il Sig. Phelps di Boston, si innamora a tal punto di portare con sè al suo rientro in America nel 1896 alcuni esemplari di piccoli “Boules” per iniziare un allevamento e sempre nel 1896 i Boules suscitano entusiasmo e curiosità al Westminster Show. La moda è lanciata immediatamente.

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Gli allevatori di questi piccoli cani che non interessano a nessuno in Francia vedono sbarcare richissimi Americani pronti a pagare prezzi alti per acquisire le loro cucciolate. I prezzi salgono da 650 franchi di allora pagati dal Phelps fino a 6.000 franchi pagati dal Granduca Paolo, nipote dello Zar Nicola.

In Francia

Questo piccolo cane originale che accompagna i cocchieri esce dal suo ambiente e conquista alcuni eccentrici del mondo degli artisti che frequentano i locali un po’ loschi, le case di tolleranza e le signorine dalla morale leggera. Gordon Bennet, ricco mecenate americano, fondatore del New Yord Herald nel 1835, s’innamora di questa creazione canina e s’impegnerà con le sue relazioni mondane per fare riconoscere la razza del Bouledogue Francese dalle istituzioni ufficiali. Un nuovo Club, la Riunione degli Amatori di Bouledogue Francesi, nasce nel 1898 sotto il patrocinato della Società Centrale Canina (l’Enci francese, ndlr).

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Il Presidente è proprio il Sig. Bennet; fanno parte di quest’associazione gli allevatori di origine umile e l’aristocrazia francese, come il Principe di Wagram, il Barone Carayon La Tour, il Conte de Montauzon ed altri che condividono la passione del Sig. Bennet. Uno standard preciso viene redatto: le orecchie dritte saranno le sole autorizzate.

Questo successo avviene malgrado le numerose contrarietà da parte del mondo della cinofilia francese, in particolare da cinologo Paul Mégnin (figlio del cinologo Pierre Mégnin), che nel 1904 scrive: “Com’è possibile che, vedendo queste teste piutosto orrende e queste facce piatte, questi nasi schiacciati, questa mandibola sporgente, la natura abbia potuto creare un animale cosi brutto?”, per concludere “il Bouledogue non è, propriamente parlando, una razza, bensi un’anomalia congenita”.

Uno sviluppo internazionale

Il nostro Boule conosce il suo vero primo successo internazionale negli Stati Uniti d’America, dove allevatori importano dalla Francia prima e da tutta Europa poi, a prezzi d’oro i migliori soggetti, cercando di rispettare lo Standard e compiendo un lavoro di selezione molto rigoroso.

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L’Inghilterra adotta uno Standard per il Bouledogue Francese solo nel 1911, dopo la nascita di un Club di razza 9 anni prima, nel 1902.

Così come in tutta Europa, i primi anni del Novecento vedono il costituirsi di Club nazionali, in Germania (1909), in Austria, in Svizzera (1924) e in Belgio (1937). L’approdare del Bouledogue Francese negli ordierni Paesi dell’Est è dovuto alla famiglia imperiale Romanov conosciuta per avere avuto alcuni esemplari di Bouledogue Francese alla Corte dello Zar, presso la quale la Francia e la lingua francese andavano molto di moda.

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Storia del Bouledogue Francese in Italia

In Europa il Bouledogue Francese si è diffuso in tutti i paesi, tra i quali hanno ottenuto ottimi risultati, naturalmente oltre alla Francia, quelli Nordici, l’Italia, la Germania e i Paesi Bassi, che hanno prodotto e producono eccellenti esemplari. In Italia il primo Bouledogue Francese fu importato dal Marchese de Mari, il quale, nel 1911, incaricò il grande cinologo italiano Giuseppe Solaro di procurargli un esemplare di qualità. Il soggetto importato dal Solaro nel nostro Paese da Parigi si chiamava Chiquito, era di proprietà di un lampionaio parigino, e divenne il primo campione italiano della razza, ma non lasciò discendenza.

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Sempre prima della Seconda Guerra Mondiale, iniziarono ad allevare Bouledogue Francesi due illustri cinofili: il dottor Ernesto Tron, con l’affisso di Val San Martino, e il grande scrittore Pietro Scanziani, con l’affisso di Villanova. Altri alllevatori di quell’epoca furono Del Saz, che produsse begli esemplari con l’affisso della Perla Nera, come ad esempio il campione Idalgo della Perla Nera.

Il signor Sacchetti e il signor Bonora, il quale allevò con l’affisso di Villarosa. Anche se – come ha riferito Pietro Scanziani che proprio nel 1932 ebbe il suo primo Bouledogue Francese di nome Lady, agli inizi degli anni trenta la razza era completamente sconosciuta alla gente del nostro paese negli anno seguenti si iniziò a vedere qualche buon esemplare, e alcuni privati, oltre agli agli allevatori, portavano i loro soggetti alle esposizioni, tanto che gli anni tra il 1933 e il 1938 possono essere considerati un periodo d’oro per il Bouledogue Francese da noi.

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Restando a Pietro Scanziani, ecco un fatto accadutogli. Una notte del maggio 1936, mentre era in viaggio su un treno, ebbe un emorragia dovuta ad un’ulcera duodenale. Era con lui il suo Bouledogue Francese prediletto: Conte di Villanova; così Scanziani in “Viaggio intorno al Molosso” racconta l’episodio,: “Conte di Villanova, un Bouledogue Francese, era con me la notte in cui morivo dissanguato per emorragia interna. Mi guardava come se lo sapesse, forse lo sapeva, mi leccava la mano gelida, era l’unica presenza in quella solitudine in cui me ne morivo stilla a stilla. Guarito, fui costretto a venderlo”. Scanziani allevò dei soggetti molto belli, tra i quali si ricordano Lady di Villanova, Figaro di Villanova, Duca di Villanova, Conte di Villanova e Folletto di Villanova.

Negli anni immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale fu fondato anche un Club per la tutela del Bouledogue Francese, che nel periodo bellico cessò l’attività e non fu più ricostituito. Per curiosità, riporto che nel 1950, all’esposizione tenutasi al Giardino del Lago di Roma, la signora Amabile Fasolini Marcus, di Roma, presentò due splendidi soggetti: il maschio caille Till (LOI59047), che risultò vincitore, battendo il pur bellissimo Stromboli, e la femmina, anche lei di colore caille Michetta, che superò l’eccellente Suzy. Era l’epoca in cui lo scrittore Ezio d’Errico dedicò un libro appena scritto al suo Bouledogue Francese, e l’attrice Silvana Jachino appariva in pubblico accompagnata sempre dal suo Bouledogue Francese. Dello stesso periodo è la bella Josette della signora Maretta Menna di Roma.

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Dopo il Secondo Conflitto Mondiale, la razza decadde, e solo da un decennio è ritornata a calcare i ring italiani con sempre crescente interesse da parte del pubblico e di nuovi entusiasti allevatori. Nel 1968, ad esempio, i Bouledogue Francesi iscritti ai Libri Genealogici Italiani furono solo otto, e undici nel 1969. Intorno al 1970 cominciarono ad apparire esemplari italiani alle esposizioni, tra i quali un bel Bouledogue Francese di nome Bjorn, allevato dallo svedese Rasmussen e di proprietà di Umberto Cuomo, e qualche altro raro soggetto del signor Galimberti di Lugano, che allevava anche Bulldog inglesi; ma la razza in quegli anni era rarissima, tanto che nel 1970, vi fu una sola iscrizione ai Libri Genealogici Italiani, e lo stesso nel 1971. Nel 1972 le iscrizioni furono dieci, nel 1973 quattordici, e 25 nel 1974, con un numero sempre maggiore di appassionati, tra i quali Marianne Frank, Gino Fioravanti, Sergio Marani, Anna Elleboro e altri appassionati. Nel 1975 le iscrizioni furono diciassette.

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Dagli anni ’80 il Bouledogue è tornato ad interessare i cinofili italiani, e alcuni appassionati hanno iniziato ad allevare con successo. Tra i primi, bisogna citare Francesco Pierazzi della Leggia, gli allevamenti di Isella, di Moreno Maltagliati, della Correzzana del dottor Guido Vandoni, che nel 1983 portò al Campionato italiano la bella Marinella di Isella, dei Bulls degli Orsi, di Giovanna e Luciano Orsi. E poi l’allevamento dell’Akiris del dottor Vincenzo Vomero, che ha prodotto alcuni Campioni Mondiali, e quello dei Boulegatti di Luigi Gatti, della Picadette, di Maurizio Zinnani, dei Silvanbull, di Flora Faller. Tra i più recenti allevatori, possiamo segnalare l’allevamento dell’Oldoinyo Lengai, del signor Valerio Vitali di Urgnano (BG) che, partendo nel 1992 da esemplari dell’allevamento della Picadette, dopo aver ufficializzato l’affisso nel 1998, ha posto, e pone, una cura particolare alla salute oltre che alla bellezza dei soggetti selezionati, che hanno raggiunto risultati internazionali. Inizialmente i numeri rimanevano però bassi, e nel 1983 si ebbero cinque iscrizioni ai Libri italiani, dieci nel 1984, e sette nel 1985.

In pochi anni le cose sono molto cambiate, e l’andamento delle iscrizioni ai Libri Genealogici Italiani nell’immediato apssato è stato il seguente: 187 nel 1997, 274 nel 1998, 209 nel 1999, 194 nel 2000, 232 nel 2001, 247 nel 2002 e ben 334 nel 2003.

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E’ un eccellente risultato, che vede il Bouledogue Francese in crescita nel favore dei cinofili italiani: merito certamente della capacità dei nostri allevatori nel nostro paese a livelli eccezionali, tanto che in Italia sono nati anche anche dei campioni Mondiali. Senza dubbio oggi noi siamo tra le nazioni all’avanguardia per quanto riguarda la razza, e il Bouledogue Francese è presente alle manifestazioni cinofile più importanti.

www.cbfi.it/storia-bouledoguefrancese-italia/

Edited by Bea74 - 4/11/2019, 09:55
 
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Mosèjunior
view post Posted on 10/3/2017, 23:25




Ciao ragazzi/e😊 Vorrei portare al esame la storia del bulldog francese ,questa è tutta la sua storia o c'è altro da sapere ? Sapete se esistono libri Che parlano della loro storia ?
 
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view post Posted on 11/3/2017, 08:46
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Ciao, posso consigliarti il libro di Umberto Cuomo "Il Bouledogue Francese" (edizione 2011) se riesci a trovarlo..

Edited by Bea74 - 4/11/2019, 09:49
 
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Mosèjunior
view post Posted on 11/3/2017, 09:45




Grazie mille bea 😊
 
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3 replies since 31/7/2009, 19:34   3760 views
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